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Mister Eugenio Fascetti è stato ospite di Maracanà, trasmissione di TMW Radio. Ecco le parole dell'ex allenatore di Lecce e Bari:

Bari, lei ha lanciato Cassano. Che difficoltà ha avuto nel gestirlo? E quale la chiave per poterlo far rendere al meglio?
"Ho avuto la fortuna di essere il tecnico del Bari in quel momento. Aveva qualità enormi. Mi fu detto di un ragazzino delle giovanili che era straordinario e lo feci portare al campo. E non è più uscito e appena possibile l'ho buttato dentro. Si è sempre comportato bene, si allenava bene, lo lasciavo abbastanza libero di fare quello che gli veniva meglio. Doveva seguire l'istinto e basta. Il carattere? Non ha avuto un'infanzia bella, bisognava capire anche certe cose di lui".

Lei dice che bisogna giocare di più in verticale:
"La penso ancor di più così. Quando vedo certe squadre rientrare dietro la linea della palla, penso che è dura fare gol. Conquistata la palla bisogna il prima possibile arrivare dall'altra parte. I passaggini ancora non li capisco".

Che ne pensa di Mourinho?
"L'importante nel calcio è vincere, e ci sono tanti modi per farlo. Il bel calcio c'è si, ma è quello che vince. Mourinho è un personaggio interessante, che fa parlare, ma è bravo. La Roma non gioca bene, ma Mou ha sempre giocato così, non è spettacolare ma pensa che sia quello il modo per vincere".

Qual è la più grande gioia vissuta al Torino? E al Bari?
"A Torino trovai una squadra ridotta male, ma aveva un organico importante, vedi Marchegiani, Cravero, Lentini, Dino Baggio. Ho lasciato Torino a malincuore perché aveva giovani di grande qualità che dopo un paio d'anni con Mondonico sono esplosi. Ne ho visti pochi come Lentini, a dire il vero. A Bari? Non ero visto bene, dato che ero stato tre anni a Lecce. Ho vinto con entrambi e ho passato belle annate. A Bari grosse soddisfazioni, con il lancio di Cassano ma anche di Ventola, Zambrotta e diversi altri. La società viveva momenti non belli e ogni anno si doveva ricominciare, altrimenti si poteva andare in Europa".

La squadra più nel cuore?
"Lecce ci fu la promozione per la prima volta, un'impresa tenere per 5 anni di fila il Bari, poi la Lazio del -9, ma sono legato a tutte le mie squadre, così come il Varese. Qui avevo giocatori con grossa tecnica e che giocavano velocemente".

Un ricordo di Fiorini?
"E' stato un grande. Alla Lazio era già sul viale del tramonto, ma uno forte come lui in area ne ho visti pochi. Se prendeva palla in area eri morto, sapeva tenerla, girarsi e centrare la porta. Ed era il capobanda, gli volevano tutti bene".

Che ne pensa di questa Inter?
"La seguo sempre volentieri, Non so inquadrarla bene, ma prende troppi gol". Una squadra che vuole vincere lo Scudetto non può prenderne così tanti. Con i difensori così alti, se trovano giocatori rapidi lasciano troppo spazio. E' una squadra che dovrebbe giocare chiusa e cercare il contropiede".

Napoli favorito ora?
"Mancano ancora tante partite. Il punto interrogativo è la ripresa. Il Napoli gioca bene, è veloce, ha una rosa molto valida e ampia. Se non ha un crollo improvviso come lo scorso anno, penso che sia l'anno buono".

Vede un tecnico che si avvicina a lei?
"Vedo un calcio diverso, non so se migliore o peggiore. Uno simile non lo vedo. Oggi vedo troppo fissati sui moduli, invece devi essere imprevedibile".

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